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Contratti. Veri o presunti... Gli accordi di Palazzo Chigi (perchè bisogna insistere sulla raccolta di firme sul comma 165)

Roma,

Pasqua ci ha portato l’accordo sui contratti di Pubblico Impiego. Senza entrare nel merito, cosa che faremo in altra occasione, ci preme qui sottolineare che, nonostante i titoli dei giornali, NON è stato firmato alcun contratto.

Sono stati firmati alcuni accordi “politici” da cui deriveranno le linee guida per l’ARAN che terrà, come sempre, le contrattazioni vere e proprie, comparto per comparto… i tempi potrebbero essere ancora lunghi e molto ci sarà ancora da penare e lottare.

Innanzitutto per impedire che i contratti recepiscano il “memorandum sulla pubblica amministrazione” i cui contenuti potrebbero avere come primo effetto il dirottamento di buona parte degli stanziamenti economici lontano dalla busta paga, verso un salario accessorio (di produttività) che sembra, secondo il “memorandum” e chi lo ha firmato, strumento principe per far lavorare di più i “fannulloni” statali.

Tutti (a volte anche noi lavoratori), sembrano dimenticare che quando si parla di rinnovi contrattuali, da quando è stata eliminata la scala mobile, non si parla mai di cifre in surplus, ma di cifre che servono a recuperare parte del potere d’acquisto dei nostri stipendi…

101 euro per il biennio 2006-2007, sono quindi solo un parte di quanto ci spetterebbe. Non per avere aumenti! Ma per lasciare le cose come stanno.

E’ stato possibile accettare una mediazione sulla cifra stanziata solo perché è migliorativa, nell’importo complessivo e nelle decorrenze, della condizione di partenza, solo perché sull’argomento siamo stati gli unici a metter in campo ben tre scioperi (20 ottobre Pubblico Impiego, 17 novembre Generale, 30 marzo Pubblico Impiego) ed innumerevoli iniziative di protesta, e quindi possiamo ben rivendicare alle lotte questi miglioramenti.

Ma è impossibile accettare che con queste scarse risorse si vogliano anche fare differenziazioni tra i lavoratori.

Il rischio però c’è. I fondi del salario accessorio sono utilizzati per retribuire funzioni, indennità e “meriti”. Se si tagliano le fonti di finanziamento “extra-contrattuali” di questi fondi aumenta il rischio che gli stessi debbano essere rimpinguati dai soldi del contratto.

La questione comma 165 ne è un esempio chiaro. L’ultima Finanziaria, accorpando 2004 e 2005 (anni base di calcolo) e garantendo al decreto di assegnazione la possibilità di “giocare” sulle percentuali, taglia un anno di fondi (5.000 euro medi procapite) e mette un tetto alle risorse future disponibili… i prossimi “fondi comma 165”, quale che sia il risultato di produttività raggiunto, non potranno mai superare i 4.500 euro medi pro-capite (il 90% dei fondi relativi al 2003). Un buco nel fondo, rispetto alle esigenze da coprire, di circa 500 euro medi procapite annui.

Si rischia che i soldi contrattuali siano usati per coprire quel buco! Bisogna cambiare la legge. Anche per salvare i contratti.

Per questo la nostra raccolta di firme, che ha raggiunto quota 15.624, prosegue.

Il 21 marzo scorso (NOCOMMA165DAY)… abbiamo presentato le firme raccolte fino a quel momento a Prefetture, Sottosegretario Cento e capo Gabinetto De Ioanna ora ci accingiamo a “sensibilizzare” le singole Agenzie, consegnando le firme raccolte ai Direttori Generali (inizieremo con le Dogane giovedì 12 aprile)… dopodiché abbiamo intenzione di arrivare a Visco!

Quasi 16.000 firme raccolte in poco tempo sono un’enormità. Ma è necessario un’ulteriore sforzo. L’appello è rivolto a tutti coloro che, a prescindere dal fare parte delle RdB, hanno a cuore la difesa del loro salario: raccogliete le firme negli uffici dove questo non è ancora stato fatto, raschiate il fondo del barile negli uffici dove le firme sono già state raccolte.